Intervista con Leopoldo Santovincenzo e Carlo Modesti Pauer, autori del programma Wonderland (Rai 4), sulla nuova stagione del format, lo scenario televisivo attuale e le prospettive per la tv generalista.
Martedì 6 ottobre inizia la stagione 2020/21 di Wonderland, il programma di Leopoldo Santovincenzo e Carlo Modesti Pauer, Andrea Fornasiero ed Enrico Platania, su RAI 4 (attualmente diretta da Roberta Enni), dedicato a cinema, serie tv, videogiochi, fumetti, narrativa e saggistica, sul fantastica e sul crime.
Anche quest’anno, la redazione si avvale della collaborazione di Mario G per la rubrica Sound Invaders, che traccia i collegamenti fra quei generi narrativi e la galassia del pop rock.
La coraggiosa linea editoriale del format, che tocca linguaggi e correnti perlopiù ignorati dalla televisione generalista, ne fa un osservatorio privilegiato per puntare i nostri riflettori su questo mass medium in profonda evoluzione sotto i colpi delle pay tv, delle piattaforme di streaming online e in generale di tutte quelle alternative di entertainment – fra cui proprio i videogame, le serie ma anche gli stessi social network come Youtube etc. – che stanno facendo della classica tv generalista in chiaro un’opzione quasi vintage, come i dischi in vinile o le videocassette, cara a un’audience per l’appunto sempre più anagraficamente anziana.
Quale futuro attende dunque la tv pubblica e in particolare Wonderland, la sua sentinella sui generi di frontiera, in questo turbinoso scenario?
Ne abbiamo parlato con gli autori Leopoldo Santovincenzo, responsabile dell’area programmazione di Rai 4, col quale ci siamo focalizzati maggiormente sul programma, e Carlo Modesti Pauer, saggista e documentarista oltre che autore televisivo, con cui abbiamo ampliato la visuale agli orizzonti complessivi del mezzo televisivo.
Siamo partiti… dall’inizio, ossia dalla sigla d’apertura: quella di Wonderland è già una chicca in sé, che richiama l’immaginario delle storiche riviste pulp come Weird Tales: come mai quell’epoca genera ancora tanta fascinazione?
Anche noi ne siamo molto orgogliosi, infatti non l’abbiamo mai cambiata negli anni, spiega Santovincenzo. Perché in fondo – come insegna Asimov – la “nostalgia del futuro” funziona sempre: è quella che ci riconduce sempre ai giorni in cui noi stessi da ragazzi abbiamo scoperto la fascinazione per il fantastico e le visioni, coll’occhio attuale “retrofuturiste”, di Verne, Wells, Asimov stesso e così via… ecco, la nostra sigla rappresenta quel mondo lì, ingenuo e fantastico al contempo.
Tuttavia, nonostante l’aspetto vintage della sigla, gli argomenti che trattate riguardano tutto ciò che c’è di nuovo nel mondo del fantastico e del crime: ambite far incontrare diverse generazioni di spettatori?
Naturalmente sì. Wonderland nasce quasi dieci anni fa nella Rai 4 diretta da Carlo Freccero, il quale ebbe l’intuizione che il fenomeno della serialità sarebbe stato centrale per la tv a venire e quindi, insieme alle serie, ha pensato di aprire le porte ai generi cinematografici da sempre definiti di “serie B”, che ne sono un po’ il brodo di coltura; in particolare al fantastico che tutti appunto amavamo e poi anche al crime. L’idea era quella di mostrare quel che appunto altrove non si vede nella tv generalista, con un occhio rivolto al passato e alla storia del genere e uno attento a tutto quel che esce oggi nell’ambito di quell’immaginario. Il format quindi bilancia un’anima colta con una un po’ nerd, se vogliamo dirla così.
E come si raggiunge l’equilibrio fra cultura ed entertainment?
Cerchiamo di farle convivere con un’attenta scelta degli autori e dei collaboratori che individuano i temi e scrivono i testi: persone di età e con formazioni culturali e diverse, che quindi riescono ad alimentare le diverse anime del programma, continua sempre Santovincenzo. Ormai i magazine dedicati al cinema e alla cultura popolare sono praticamente scomparsi dall’orizzonte televisivo…
…come ad esempio lo storico Odeon di Rai 2?
Esattamente: è stato proprio uno dei nostri modelli di riferimento! Informazione e intrattenimento con un ritmo incalzante, senza dimenticarsi sempre uno sguardo critico sul presente e sul futuro. Insomma su dove sta andando il nostro immaginario di riferimento (*).
Ora guardiamo un po’ le rubriche di Wonderland: Gotico catodico ripercorreva la storia delle fiction fanta-occulto-mystery che oggi la Rai di oggi non produce più, mirando solo a prodotti che hanno come temi drammi familiari o polizieschi “buonisti”.
Come abbiamo storicizzato proprio nel corso di Wonderland, la Rai dell’epoca del monopolio ha frequentato il fantastico, il gotico e il mystery in un periodo, quello della “corsa allo spazio”, in cui peraltro una collana come Urania in edicola vendeva decine di migliaia di copie, numeri oggi impensabili. Purtroppo, a metà degli anni ’80 quel mondo si estingue: da un lato, dopo Guerre Stellari i budget necessari per proporre una fantascienza al passo coi tempi si sono molto alzati, mettendo un po’ fuori gioco la tv come produttore. Dall’altro è mutato anche lo scenario televisivo: non solo per l’età media degli spettatori, come si diceva, ma anche per la fine del monopolio e poi anche del duopolio, con l’esplosione di una serie di nuovi operatori basati sul web e con bacini d’utenza multinazionali (oltre che su device diversi dal classico televisore, come sappiamo).
Certo, la CGI ha abbassato un po’ i costi di produzione, consentendo anche a questi operatori televisivi di approcciare economicamente un genere come la fantascienza. Ma la Rai non può contare su un consimile mercato potenziale internazionale; quindi fatica a competere sullo stesso piano, anche se qualche tentativo – come ad esempio la serie La Porta Rossa – è stato fatto.
Tornando alle rubriche di Wonderland, Stranger than fiction – che presenta degli ipotetici film mai girati – mira a stimolare nuovi progetti a livello “subliminale”, creando spunti per giovani registi in vista di quella rinascita?
Questa rubrica, che nella nuova stagione avrà un periodo di pausa, ha proprio quel significato: inventare film che non esistono, magari con cast e mix di generi paradossali e improbabili, ma che a noi piacerebbe che esistessero, attraversando tutte le atmosfere che amiamo, insomma un precipitato dei nostri desideri. Per farlo utilizziamo spezzoni di film esistenti che possono evocare il clima della trama che stiamo raccontando, per dare vita a piccole follie, come potrebbe essere ad esempio un… Alla ricerca del tempo perduto diretto da Tarantino!
Quest’anno invece partirà la nuova rubrica Il Giallo e la Nera, che ancora una volta ci aiuterà a capire la storia di quei generi, recuperando una serie di veri casi di cronaca nera, cui gli autori degli sceneggiati e delle fiction si sono ispirati, più o meno direttamente.
Ma il pubblico del nero sarà lo stesso del fantastico o sono due famiglie distinte, che si guardano un po’ in cagnesco, come spesso fanno i fan, gelosi delle loro passioni?
È possibile, sì, ma sono generi che noi amiamo con egual passione e quindi vogliamo che si fondano, perché Wonderland deve essere il luogo in cui si incontrano i mondi più diversi, che poi nella “paese delle meraviglie” del nostro contenitore trovano una loro sintesi; quella sintesi è poi sempre la possibilità di aprire la porta verso immaginari altri da quelli più istituzionalizzati dalla televisione generalista.
E qual è dunque la situazione attuale della televisione generalista in tanta bufera di rinnovamento?
La televisione generalista sparirà o sopravviverà cambiando pelle? Il lockdown la rafforza in termini di audience o la indebolisce?
Riuscirà a cavalcare l’innovazione tecnologia, il 5G, assorbirà l’interattività dei videogiochi e il successo della serialità o finirà per rimanere una forma di entertainment “per anziani”?
Abbiamo approfondito il tema con Carlo Modesti Pauer, l’altro autore del format Wonderland, nella videointervista che potete seguire qui:
Intervista a Carlo Modesti Pauer
Intervista a Carlo Modesti Pauer, autore del programma Wonderland (Rai 4), sulla nuova stagione del format, lo scenario televisivo attuale e le prospettive per la tv generalista.
Posted by LiquidSky Agency on Monday, October 5, 2020
(*) Per approfondire il tema sulla “crisi della fantascienza” e l’abbandono da parte della Rai della fiction di genere, vi rimandiamo al dibattito con Leopoldo Santovincenzo e Donato Altomare della World SF sul sito Posthuman.it.